Intervista all’ architetto Lorella Zappalorti sull'impatto della tecnologia nella progettazione architettonica e la rivoluzione dei programmi in 3D.
Nastassia Rainer: Architetto Zappalorti, negli ultimi anni con lo sviluppo della tecnologia è cambiato il modo in cui progettiamo e concepiamo gli spazi abitativi. Quali sono, secondo lei, i principali cambiamenti che ha portato nel suo lavoro quotidiano?
Lorella Zappalorti: La tecnologia ha senza dubbio rivoluzionato il nostro approccio alla progettazione. Quando ho iniziato la mia carriera, negli anni 90, il processo era molto più lento e manuale: si lavorava su tavole da disegno, con il tecnigrafo, con righe e compassi, e ci voleva tempo nel processo di rappresentazione grafica dell’idea, oltre a ciò è cambiata molto l’organizzazione dello studio di progettazione architettonica, sia da un punto di vista di spazi necessari per lavorare con i vari strumenti, sia rispetto alla presenza dei collaboratori, che al tempo dovevano essere presenti fisicamente.
È molto cambiata la tempistica di interfaccia con gli uffici tecnici di riferimento.
Oggi, grazie ai software di progettazione possiamo con pochi semplici click cambiare velocemente scala al progetto per evidenziare i particolari, testare soluzioni diverse e visualizzare contemporaneamente tramite rendering i risultati. Questo non solo accelera il processo creativo, ma ci consente anche di essere molto più precisi e dettagliati nelle nostre proposte.
NR: Come hanno influenzato i nuovi programmi il vostro modo di progettare e presentare le idee ai clienti?
LZ: Autocad e i programmi in 3D rappresentano una vera e propria rivoluzione. Negli anni 90 quando presentavamo un progetto, dovevamo fare affidamento su disegni cartacei prevalentemente bidimensionali eccetto in alcuni casi si utilizzava la rappresentazione prospettica, che comunque doveva essere eseguita da mani particolarmente esperte e per modificarla era molto complicato. Con il 3D possiamo creare modelli virtuali estremamente realistici, che permettono al cliente di "entrare" letteralmente nello spazio ancora prima che venga costruito. Questo cambia completamente la percezione, non si tratta più di vedere un progetto, ma di viverlo.
NR: Pensa che questo abbia modificato il rapporto tra architetto e cliente?
LZ: La possibilità di mostrare un ambiente in 3D rende il processo più interattivo e partecipativo. Il cliente non è più un semplice spettatore, ma diventa parte attiva del processo progettuale, si può vedere in anteprima come sarà lo spazio, suggerire modifiche e capire immediatamente come queste influenzeranno il risultato finale.
NR: La tecnologia ha avvicinato architetti e clienti?
LZ: Direi che da una parte ha reso più vendibile il prodotto, perchè anche per un progetto di una casa su carta il cliente può rendersi conto di come sarà una volta finita di costruire.
Questo rende tutto più trasparente e riduce i malintesi che, in passato, potevano emergere durante la realizzazione dell’opera.
Dall’altra parte con l’avvento dei social come Instagram o Pinterest, il cliente crede di potersi sostituire alla figura dell’architetto con gravi conseguenze; specialmente nella gestione dello spazio sia a livello strutturale che dimensionale, sia con la fattibilità concreta in relazione alle normative vigenti di un determinato luogo.
Negli ultimi anni per colpa di ciò è emerso un atteggiamento poco rispettoso e riconoscente nei confronti della figura e del lavoro dell’architetto.
NR: Come vede il futuro della progettazione architettonica in relazione alla tecnologia?
LZ: Siamo solo all'inizio. Penso che in futuro si vedrà un'integrazione ancora più profonda tra architettura e tecnologia. La realtà virtuale diventerà uno strumento sempre più comune, permettendo non solo di visualizzare, ma anche di entrare dentro gli spazi. Inoltre, credo che l'intelligenza artificiale avrà un ruolo crescente,e ici aiuterà ad ottimizzare i progetti in base a criteri di sostenibilità e efficienza energetica, ma non sarà mai in grado di sostituire la figura dell’architetto soprattutto nella fase creativa, perchè la creatività è qualcosa di estremamente sensibile e che solo l’essere umano tramite il tuo bagaglio culturale e esperienziale possiede.
NR: Grazie mille, architetto Zappalorti, per questa interessante chiacchierata, è evidente che la tecnologia non è solo un supporto, ma una parte integrale del futuro dell'architettura.
LZ: Grazie a voi! La tecnologia è uno strumento potente, e il nostro compito è utilizzarla per creare un'architettura che sia non solo bella, ma anche funzionale e sostenibile.
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