Quando ero piccola i miei mi regalarono un piccolo proiettore, uno di quelli fatti apposta per i bambini per permettere loro di addormentarsi senza la paura di essere completamente immersi nel buio. Questo proiettore, oltre a una serie di fasci di luce colorati, mi permetteva di avere un piccolo e personale cielo stellato sul soffitto della mia cameretta. Quando ho scoperto che alla Cattedrale dell’Immagine di Firenze sarebbe arrivata una mostra immersiva dedicata all’arte di Van Gogh, il mio pensiero è tornato a quel proiettore, che non vedo più da anni, ma che mia madre assicura sia ancora in soffitta.
Ma che cos'è una mostra immersiva? La caratteristica più lampante di questo tipo di esposizione è l'assenza del soggetto tradizionale: sebbene i quadri siano i protagonisti, in realtà non sono fisicamente presenti. Questi vengono sostituiti da proiezioni digitali che si riversano sugli spazi, circondando e avvolgendo lo spettatore e amplificandone così l'immersione sensoriale. La prima mostra immersiva su Van Gogh, che ha contribuito enormemente alla diffusione del format, risale al 2010 con l'esposizione titolata "Van Gogh Alive". Da allora le mostre immersive hanno guadagnato crescente popolarità e svariati ne sono stati i soggetti.
Ho deciso di visitare la mostra "Inside Van Gogh" approfittando di una giornata particolarmente piovosa, convinta che i colori sarebbero apparsi ancora più vividi contro il grigiore dell’autunno fiorentino, e infatti così è stato. L’esperienza mi ha piacevolmente sorpreso: l’atmosfera è avvolgente e suggestiva, e lo è resa ancora di più da quella cornice solenne che è la Cattedrale dell’Immagine. Particolarmente affascinante è il contrasto che si crea tra, da un lato, la modernità rappresentata dalle proiezioni e, dall’altro, dalla classicità evocata dall’ambiente ecclesiastico in cui la mostra ha luogo.
Ma la cosa che trovo più accattivante di questo tipo di esperienza è la capacità di attrarre un pubblico assolutamente eterogeneo, per età anagrafica come per interessi. La mostra immersiva, lungi dall’essere un sostituto di una mostra tradizionale, ne rappresenta semmai un’estensione capace di creare engagement anche al di fuori del pubblico tradizionale delle mostre d’arte. Si prenda ad esempio il caso della mostra immersiva di Van Gogh che ha avuto luogo al Musée d’Orsay: secondo Le Monde si tratta della mostra più visitata della storia del museo, con una stima di circa 793.556 visitatori nell’arco di quattro mesi.
La particolarità di questa mostra immersiva nello specifico è stata quella di creare esperienze assolutamente inedite, come ad esempio quella della ricreazione dell'artista grazie a un'intelligenza artificiale chiamata "Hello Vincent". Per riuscire in tale impresa, gli ingegneri hanno addestrato l'intelligenza artificiale utilizzando 900 tra le lettere firmate da Van Gogh e le prime biografie che analizzano la sua vita. I visitatori avevano la possibilità di interagire direttamente con il Van Gogh ricreato grazie all’intelligenza artificiale attraverso un microfono, mentre l'immagine dell'artista appariva su uno schermo accanto a "Campo di grano con volo di corvi”.
In questo contesto, il valore aggiunto della mostra immersiva è la possibilità che viene data allo spettatore di interagire in modi nuovi con il soggetto artistico, creando nuove e innovative prospettive. L’uso delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale potenziata si prospettano quindi degli strumenti utili non tanto per sostituire le mostre d’arte tradizionali, ma quanto per coinvolgere nuovi pubblici, includendo le nuove generazioni e creando nuove esperienze per quelle passate.
Inoltre, è facile immaginare che, proprio come quel piccolo proiettore della mia infanzia, in un futuro prossimo queste esperienze artistiche possano entrare nelle nostre case, trasformando spazi quotidiani, come il soggiorno o la propria camera da letto, in veri e propri luoghi di fruizione dell’arte. Le nuove tecnologie ci offrono la possibilità di rompere le barriere dei contesti tradizionali, come i musei, aprendo la strada a esperienze artistiche in ambienti inusuali e inaspettati.
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